Libro Gino-Marotta Luci d’artificio
Il Libro Gino-Marotta Luci d’artificio è il catalogo a cura di Laura Cherubini pubblicato in occasione della mostra presso la Caserma Cornoldi,
Riva degli Schiavoni, Venezia, 2011.
Editore: Christian Maretti Editore
178 pagine, immagini a colori, testi in italiano e inglese.
Dimensioni: 30.5 x 24.5 x 1.5 cm
Copertina Morbida
https://www.centocoseweb.com/product/scultura-luminosa-palma-g-marotta/
https://www.centocoseweb.com/product/scultura-struzzoartificiale-teca-gino-marotta/
https://it.wikipedia.org/wiki/Gino_Marotta
Così Laura Cherubini descrive il lavoro di Gino Marotta
“Naturale-Artificiale è una tematica cardine dell’opera di Marotta. ‘Sono insegne stampate sotto vuoto come le
insegne pubblicitarie, illuminate con le luci al neon esattamente come nella pubblicità’…
I lavori con la luce sono legati a un’idea di modernità che l’artista intende come libera progressione di vita.
‘Faccio con grande passione cose inutili, che non servono a niente se non a partecipare al grande corteo del moderno’…
‘Marotta sa che cosa è un cantiere e un’officina. Sa cos’è l’industria, il laboratorio, il progetto.
Ha esprit de technique da vendere’, così descrive il giovane Marotta il poeta Leonardo Sinisgalli
Sono aspetti molto importanti, anzi io direi che Marotta è stato uno dei primi artisti a proporre una sinergia
con l’industria, a evidenziare le affinità tra arte e design, a capire che se l’arte vuole tornare a disegnare la vita
dell’uomo e le sue città, come nella grande stagione della Roma barocca, deve farlo attraverso la tecnologia e la
cultura d’impresa.
L’uso di nuovi materiali
Con il metacrilato (o perspex) Marotta trova il suo materiale, che descrive come ‘l’unico materiale resistente che non degenera,
perché è un materiale altamente tecnologico’.
Il contraltare saranno le balle di paglia con le quali Marotta, invitato da Germano Celant alla manifestazione Arte povera + azioni
povere ad Amalfi nel 1968, costruirà nel contesto urbano Giardino all’italiana.
Se, come ci ha indicato Bachelard con il concetto di immaginazione materiale, a ogni immaginario è necessaria una propria materia,
a una nuova immaginazione deve corrispondere un nuovo materiale, ed ecco che Marotta lo scopre in questo ‘materiale squallido e
freddo’. ‘Campiture del diafano’ dirà con folgorante linguaggio Emilio Villa, e ancora ‘tumulti della trasparenza’.
…Il perspex sembra quasi la trasposizione artificiale di materie processuali come l’aria e l’acqua, ma anche e soprattutto
la luce, la più immateriale delle sostanze.
E’ in un certo senso il materiale stesso, il metacrilato, a generare quasi per necessità, l’introduzione della luce.
‘Ho usato il colore-luce invece del colore/materia… Credo che sia importante rivendicare questo uso della luce immateriale
come colore, colore che però ha una sua valenza di modernità, non pittoricistica, non naturalistica.
Avere introdotto nella visione e nella conoscenza questa idea della luce artificiale che non fa riferimento alla pittura di
tradizione, mi sembra che sia un fatto profondamente innovativo’.
Tutta la poetica di Gino Marotta è fondamentalmente antinaturalistica…
In questa messa in trasparenza del pensiero le opere di perspex e luce di Marotta appaiono progettate con chiarezza
attraverso nozioni della scienza e cognizioni della tecnologia, costruite con precisione e al tempo stesso idealmente
decostruite, come un bambino immagina di vedere l’interno del proprio giocattolo.
E’ stato notato più volte che una caratteristica fondamentale di queste opere sia quella di lasciar vedere il proprio interno,
i procedimenti di costruzione: questo è un altro segno dell’appartenenza di Marotta alla grande linea culturale della modernità”.
Laura Cherubini